Conte è prima di tutto un metodo
È quello che succede ai professionisti nelle aziende: se prendi gente così, sposti il metodo, acquisti un risultato
🗓️ Settimana interessante. Sono stato a Coverciano a tenere una lezione alla laurea triennale che forma la nuova classe dirigente del calcio italiano. Ce n’è tanto bisogno, perché più parlo con gli addetti ai lavori e più mi accorgo di come personaggi che vengono da altri mondi o proprietà straniere applicano metodi aziendali che non hanno nulla a che vedere con le leggi del calcio. E i risultati purtroppo si vedono.
🇮🇹 Ah, ho incontrato Leonardo Bonucci che era lì per conseguire il patentino UEFA A e mi ha detto che Gattuso è carichissimo e che lavoreranno bene sulla testa per riportare senso di appartenenza e (si spera) risultati alla Nazionale. Proprio lì a Coverciano ha portato il suo metodo un maestro di Bonucci: Antonio Conte.
📰 Io sono Emanuele Corazzi, Direttore di Cronache di spogliatoio, un passato a Sky Sport, Fox Sports e Dazn. Sono felice di avervi con noi di Sciuscià.
🚣🏿♀️ Conte è prima di tutto un metodo
Se hai un metodo, puoi cambiare club o azienda, ma quel metodo verrà applicato nel nuovo posto dove andrai e i risultati molto probabilmente arriveranno.
10 trofei, di cui 5 Scudetti, non sono un caso. Altro che fortuna, sono il prodotto di un lavoro capillare. Ma in cosa consiste il metodo Conte?
💡 Allineamento di tutto il gruppo squadra con lui, con la sua filosofia, con la sua idea. Staff estremamente dalla sua, braccio armato per la lavorare con lui sulla testa e il fisico dei giocatori;
⚽️ Forse il più importante: il suo piano partita. Lui ti manda in campo - sempre sulla base dei racconti dei tanti giocatori che ha avuto e ho conosciuto - e ti dice esattamente cosa faranno gli avversari e come devi rispondere tu. La cosa succede e a fine partita il giocatore si sente ricompensato per aver fatto bene. La conclusione è solo una: «Caz*o mister, avevi ragione tu». Si chiama credibilità;
🏟️ Convincere l’ambiente in un modo molto semplice: lavoro e dedizione. Guardate le sue facce tese e le sue esultanze. Lui vive la partita come un tifoso. Questo crea senso di appartenenza;
👬 Utilizzo del NOI. Sembra banale, ma è un mantra, quasi un’ossessione. Lo ha fatto anche Napoli a partire dalla conferenza stampa di presentazione: gli insuccessi della stagione precedente li ha raccontati come fossero suoi;
💪 Trattare tutti allo stesso modo, dal centravanti capocannoniere al terzo portiere. Una volta stava facendo fare le flessioni ai calciatori della Juventus. Pirlo, non l’ultimo arrivato, alza la mano e dice: «Mister, basta, siamo stanchi!». E lui: «Non c’è problema, se te ne mancano 20 domani mattina inizi prima e le fai»;
🍚 Alimentazione corretta. Una sua fissa. Ma non basta. La applica per primo lui e il suo staff per dare l’esempio;
🥇Ti trasmette la NECESSITÀ di vincere. La sconfitta gli procura un dolore quasi fisico;
🏋️♀️ Crea un duro programma di lavoro persino per lo staff in estate per farli arrivare tirati fisicamente e pronti mentalmente al ritiro;
💹 La flessibilità, acquisita nel tempo. Conte era partito con il 4-4-2 con le due ali offensive, piuttosto rigido. Nel tempo ha cambiato e vinto con diversi sistemi. Al Chelsea dopo una sconfitta per 3-0 con l’Arsenal passò al 3-4-2-1 e vinse la Premier al primo anno. Questa stagione a Napoli ha cambiato (per necessità) diversi modi di stare in campo.
Conclusioni
🔨 È senza dubbio un martello, pretende il 110%, dare tutto-chiedere tutto per usare le sue parole, ma non lascia nulla d’intentato e se oggi voglio vincere un campionato in Italia non ho dubbi su che scelta fare: scelgo un metodo, il metodo Antonio Conte. Perché come diceva Marchionne - e ci ricolleghiamo a quanto detto prima sulla classe dirigenziale nel calcio - le aziende sono fatte da persone.
La Domenica delle Palmer
🗯️ C’è un punto comune fra Conte e Maresca: le espressioni di trasporto che fanno durante le partite. È energia che arriva a chi è in campo;
🎤 Ho intervistato Maresca prima del Mondiale e avevamo parlato del secondo anno di Palmer e lui aveva detto con naturalezza che “il second year” è sempre più difficile. Gli avversari ti conoscono e tu devi re-inventarti. Ma è lì che vengono fuori la ricchezza del repertorio tecnico e la forza mentale;
Maresca e il "second year di Palmer": ecco l'intervista
🧹 Maresca per me è the Tinkerman, non solo perché come Ranieri ha fatto Leicester e Chelsea. Lui arriva e nel marasma trova soluzioni. Dalla nuova posizione di Vardy, più di raccordo e meno di attacco costante alla profondità, alle due formazioni diverse per Premier e Conference e alla gestione da vincente di questo Mondiale;
🧑🧑🧒🧒 Quando parlo con Maresca i primi 3’ si parla di famiglia, di figli. Lì sta la sua sensibilità e il modo in cui sa trattare i giocatori;
🎮 Oh, poi il Chelsea è come un videogame. In questo Mondiale sono arrivati in corsa prima Delap e poi João Pedro. In 4 stagioni han speso più di un miliardo e mezzo di euro. Aiuta, ma lo United e le gestioni precedenti Blues sono lì a ricordarci che vincere non è mai scontato;
🏆 Il Chelsea è così l’unico club ad aver vinto tutte le competizioni FIFA e UEFA possibili.
Due aneddoti sulla rigidità degli inglesi
👮♀️ Una volta mi trovavo a Stamford Bridge e stavo facendo un collegamento pre-partita. C’era una linea delimitata dai birilli fuori dal piazzale dello stadio da non oltrepassare. Sono live e mentre parlo in movimento, senza volerlo, calpesto un birillo. Uno steward corre e quasi interrompe la mia diretta. Per 20 cm!!! Ma ce n’è uno più bello…
🥊 Partita di Carabao Cup, Tottenham contro una squadra di terza serie che non ricordo. Finisce tantissimo a zero. Dovete sapere che tutte le tv che trasmettono l’evento hanno diritto ad un intervistato per squadra a fine partita. Mi chiedo: ma chi può essere interessante e ripreso in Italia dopo questo match? La mattina avevo letto che il Real era interessato a Dele Alli ma il protocollo è chiaro: SOLO domande sulla partita. Io, non troppo furbescamente, sento della musica che arriva dallo spogliatoio degli Spurs e faccio la prima domanda su quello. Alli è preso bene, l’ufficio stampa un po’ meno. Seconda domanda sulla partita e alla terza sgancio la bomba Real. Solo che l’ufficio stampa mi sgancia un destro all’altezza del fegato. Fuori inquadratura.
È vero, il PSG è stato domato, ma fino all’altro ieri erano dei marziani. Il grande Bart, Cosimo Bartoloni (IG @cosimo.bartoloni), quello di Foot Bart, ci spiega i vari motivi dietro al segreto di una squadra che arriva in fondo a tutto con energia. Qualcosa sul quale anche alle nostre latitudini devono riflettere.
65 partite stagionali e corrono così: cosa c’è da sapere sulla stagione del PSG
Dalla stagione 2023/2024 la Ligue 1 è passata da 20 a 18 squadre e questo ha permesso al PSG di giocare 4 partite in meno in campionato. Dettaglio non da poco, in un campionato dove molto spesso il Paris Saint-Germain chiude i conti con mesi d’anticipo, permettendosi di alleggerirsi di pressioni. Alla 19a giornata, quindi a gennaio, gli uomini di Luis Enrique avevano già 10 punti di vantaggio rispetto alla seconda classificata. Un margine salito a 13 punti a febbraio e addirittura a 23 punti ad aprile. È per questo che a partire da gennaio il PSG ha cambiato marcia diventando inarrestabile in Champions League, anche perché con un calendario più flessibile e una situazione sicura in testa al campionato, Luis Enrique ha potuto concedere tanti giorni di riposo ai suoi giocatori. Dopo la conquista della finale di Champions, ad esempio, l’allenatore spagnolo aveva concesso sei giorni di riposo per i giocatori scesi in campo nella semifinale contro l’Arsenal. Il weekend successivo, nella partita contro il Montpellier, avevano giocato riserve e giovani della primavera.
A questo bisogna anche aggiungere che il calendario della Ligue 1, alleggerito dal passaggio a 18 squadre, concede spesso, a chi si gioca tanto nelle competizioni europee, il lusso di posticipare la partita di campionato se è a cavallo tra andata e ritorno dei quarti di finale o delle semifinali di Champions. Questo ovviamente permette di risparmiare ulteriori energie.
Oggi il PSG appare ingiocabile. Alla squadra di Luis Enrique sembra proprio che bastino pochi secondi per indirizzare subito la partita e metterla sulla strada giusta, con una condizione fisica impressionante, una qualità tecnica disarmante e una mentalità da gigante che il suo allenatore ha dato a tutti i suoi giocatori. Uno su tutti? L’indemoniato Dembélé.
Dopo aver dominato e stracciato tutti in campionato, Coppa di Francia, Supercoppa e Champions League, i marziani del Paris Saint-Germain si sono arresi al Chelsea. Meglio: gli invincibili diventano antipatici.
I tuoi dubbi sono senz'altro leciti. Lui vuole vincere subito. Però in questo caso devo dire che non si trova in una squadra che punta particolarmente sul costruire a partire dal settore giovanile.
Seppure inaspettata (soprattutto nel modo con cui è arrivata), non sarà certo la sconfitta contro il Chelsea a ridimensionare ciò che ha fatto il PSG in questo 2025 spettacolare, con una cattiveria e un'intensità impressionante messa in campo in tutti questi mesi (per non parlare del talento...). E poi, è proprio vero, gli invincibili finiscono per stare antipatici. E le sconfitte sono sempre una grande occasione per lavorare su sé stessi e diventare migliori.